La prima descrizione del sito denominato Pizzo si deve allo storico, nonché medico locale, Vito Graziano. Il Graziano riferisce di avanzi di abitazioni situate nella parte più alta del monte, databili all’epoca greco-romana in base ai frammenti fittili ivi rinvenuti: “rottami di creta cotta, pietre provenienti da fabbriche, monete antiche e molti oggetti di ceramica, alcuni dei quali verniciati in nero e consistenti in figurine di varie forme e dimensioni, che servivano per culto […]” [1]
Lo storico non indica il periodo in cui fu fondato il centro, ma afferma che il sito fu scelto per la sua posizione strategica e che scomparve in epoca romana, contemporaneamente alla nascita di nuovi insediamenti nella contrada Cernuta [2].
Riferimenti e cenni sul sito ritenuto indigeno ellenizzato sono stati dati da C.A. Di Stefano, mentre studi più approfonditi da G. Mannino del 1990 che ha raccolto numerosi reperti oggi conservati al Museo Archeologico Regionale di Palermo.
Ulteriori notizie sul sito fornisce Stefano Vassallo passando in rassegna la valle del S. Leonardo e i siti che si sviluppano lungo questo asse. Si tratta, secondo il Vassallo, di un centro indigeno ellenizzato che si sviluppa nel VII–VI sec. a.C., come dimostrano i frammenti di ceramica indigena a decorazione impressa e incisa.
La presenza di resti di strutture murarie e reperti segnalati dagli studiosi, ha spinto il Comune di Ciminna a finanziare un progetto di ricerca archeologica e cinque campagne di scavo dal 2001 al 2005, supervisionate dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA di Palermo e affidate al Birkbeck College della London University e alla Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera.
L’ultima campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza e finanziata dall’Associazione Culturale Genesis Ciminna, si è svolta nell’estate del 2016 con la partecipazione del MOLA di Londra.
Attualmente l’Associazione Genesis si sta occupando di completare gli studi sui materiali che verranno presto pubblicati.